IV

          Siguiendo con la exposición de opiniones de teólogos que no condenan como inmoral el desnudismo, he aquí lo que sostiene Mons. Tullo Goffi, tratando del "Nudismo" en el segundo capítulo de la parte dedicada a la "Corporeità", en el volumen 2 del Trattato di Etica Teologica dirigido por el P. Luigi Lorenzetti (Bologna, 1981): 
      "L'agiografo della Genesi, riflettendo sull'esistenza umana al modo della sapienza popolare, si chiede: come mai il nudismo, destinato a esprimere la più profonda comunicazione intima tra due persone, suscita vergogna e bisogno di nascondersi? L'agiografo, costatando il contrasto tra il segno divino che tutto conduce all'unità e la situazione umana dissociante, intuisce la presenza del peccato originale che ha contrapposto gli uni agli altri (Gén 3, 8ss). S. Paolo potrà costatare che la stessa esperienza sessuale, praticata arbitrariamente dagli uomini ma con l'intento di raggiungere una reciproca profonda intimità, non fa che creare divisioni ancor più profonde. È possibile ricuperare un nudismo tra gli uomini, capace di tutto unire? A motivo del peccato Dio ha mutato il suo disegno iniziale, in modo che quanto era destinato ad unire riesca oggi fonte di divisione? La riservatezza pudica è una bontà originaria o solo un successivo ripiego prudenziale dello stato peccaminoso?
          Storicamente il nudismo ha sollevato svariate problematiche. Taluni mistici han cercato di praticarlo come una totale spogliazione terrena, così che con esso ritenevano di potersi intrattenere in una più profonda intimità con Dio. Altri hanno praticato il nudismo come un modo di vivere a contatto con terra e sole, percependo il proprio corpo 'più puro e felice', 'liberato dallo stantìo e dall'inautentico di un'esistenza esclusivamente spirituale'.
          Ieri si riteneva che il nudismo potesse unicamente esprimere una intimità affettiva già realizzatasi in modo totale tra due persone; mentre gli analisti odierni (W. Reich, A. Lowen) suggeriscono tecniche terapeutiche di approccio corporeo o sensoriale per ristabilire un equilibrio comunicativo interpersonale che è mancante. Si è sempre creduto alla forza provocatoria erotica del nudismo, anche se è stato sperimentato che lo stesso vestito può rivelarsi sessualmente esibizionista. Talmente che per taluno il coprirsi è ritenuto una falsa pudicizia.
        Nel pensiero cristiano il problema del nudismo ha conosciuto soluzioni tra loro disparate. Presso i monaci antichi la nudità veniva praticata per testimoniare una spogliazione totale dei beni terreni e così poter offrire le proprie vesti in carità ai bisognosi; o anche per esercitare una costante penitenza. In modo opposto e con più frequenza presso i monaci antichi si evita ogni minima espressione di nudismo, ritenuta una pericolosa occasione di vanità o di erotismo, così da non lavare vestiti né mutarli.


 1

[..............................................................................................................................................................]
          In passato si è partiti dal presupposto che il corpo è impregnato di concupiscenza peccaminosa: le potenze sensibili e sensuali sono in stato di ribellione verso le facoltà spirituali. Si è inculcato la fuga da tutto ciò che è corporeo, soprattutto da quanto in esso risveglia la bramosia lussuriosa [...] Secondo la prescrizione ascetica il corpo doveva sempre presentarsi mortificato; bisognava educarlo alla sofferenza per raggiungere un'unità armoniosa tra animo e corpo; bisognava cercare di rendere il corporeo ossequiente alla ragione [...] Il non-occultare il corpo era valutato pericolo prossimo di peccato grave, qualora svelasse le parti intime sessuali; spiritualmente rischioso, se si presentasse in scollature profonde (come un petto scoperto fino alla crescita dei seni).
        La riflessione cristiana odierna parte dal presupposto che l'io umano è contemporaneamente carnale-spirituale in ogni sua parte o aspetto. Il disordine concupiscibile del peccato originale non risiede solo nel corpo, ma è diramato in tutto l'essere personale. Parimenti la redenzione pasquale risveglia tutta la persona (nella sua stessa componente corporea) alla vita nuova caritativa.
         Il corpo, nella sua stessa nudità, è sede di concupiscenza peccaminosa e di esperienza caritativa. In esso vi si riflette, oltre un erotismo disordinato, la dignità della persona umana, il suo modo tipico di essere sponsale nella comunicazione  d'amore [...].
           In pratica il nudismo riesce equivoco; può influire sulla condotta personale in maniera ambivalente. Dovremmo rinnovarci diventando persone nuove secondo lo spirito così da saper vivere il nudismo nella sua forma redenta, come una manifestazione della vita caritativa pasquale; percepirlo come una comunicazione fraterna caritativa [...].
          Il corpo nudo si palesa degradazione peccaminosa, quando significa possesso del corpo dell'altro; quando testimonia dominio erotico sulla persona; quando non indica amore rispettoso all'essere personale, ma è spogliazione dell'altro per averlo in proprietà [...]
          Il pudore non è altro che la reazione a sentirci colti nel corpo diviso dallo spirito e reso oggetto di possesso altrui; a percepirci corpo avulso dal contesto dignitoso personale, reso merce puramente prendibile per piacere. Il pudore è la vergogna, non già del sesso o dell'amore, ma di un amore 'incompleto e che vi sia (...) qualcosa di ostile che ne ostacola il compimento'.
         Si comprendono gli atteggiamenti discordanti che si verificano di fronte alla nudità, a seconda che queste siano sentite come dignitosa comunicazione personale di tutta la persona o qual stupro che vuol impadronirsi del corpo separato como di cosa piacevole [...].
      Disturba il nudismo quando è vissuto, non già come esigenza professionale (medicina, arte e simili), ma come attesa d'erotismo sessuale. La modella, che sta serena sotto lo sguardo dell'artista, corre a coprirsi se capita lo sguardo malizioso di un estraneo. Similmente chi si intrattiene alla spiaggia in cura elioterapica, può serenamente accettare una nudità, che diventerebbe intollerabile se praticata sotto gli sguardi procaci di persone dimoranti in città. Le popolazioni primitive, abituate a star nude, mostrano imbarazzo se sono costrette a vestirsi, perché col vestito iniziano a prendere coscienza del proprio corpo come oggetto erotico.
         Il pudore, mentre distoglie l'attenzione morbosa dal corpo isolato e apre all'amore sulla persona, nello stesso tempo aiuta a rendere il corpo eroticamente eccitante in quanto lo nasconde e lo rende avidamente desiderato. Lo stare per un certo tempo senza vestiti aiuta a coglierci al di là delle convenienze consuete, sollecita a precisare con schiettezza sincera la propria identità al si fuori del ruolo sociale significato dal proprio vestito. Ci si sente più fragili, meno importanti, privati di ciò che gli altri ci credono, ridotti al rango autenticamente personale.  

                       2
                             
       Y esto es lo que dice Mons. Jean-Louis Bruguès, hoy arzobispo y director del Archivo y la Biblioteca del Vaticano, en la voz "Naturisme" de su Dictionnaire de Morale catholique (Chambray, 1991; cito por la edición italiana, Dizionario di Morale Cattolica, Bologna, 1994): 
       "Il naturismo, una pratica adottata più presso i popoli anglo-sassoni o scandinavi che presso i latini, lascia intendere che la nudità suscita un rapporto più 'naturale' con il nostro corpo; il naturismo cerca un'armonia con la natura che ci circonda. Se si accompagna all'innocenza dello sguardo e alla modestia del portamento, in una parola al pudore (v.), non  solleva particolari obiezionei morali. È spesso inteso come una filosofia della vita all’aria aperta e del rifiuto delle convenzioni sociali che, sì, potrebbere essere discusse. Ma è semplicisscimo denunciare, per essempio, il fatto di vestirsi come un 'segno di ipocrisia sociale'. Chi può ignorare infatti che l’abito, lungi di nascondere la nostra personalità, la accentua e la valorizza?".
 3

          El Padre Giuseppe Mattai es autor del artículo "Nudità" de la Enciclopedia di Bioetica e Sessuologia dirigida por el P. Giovanni Russo (Torino, 2004), en el que, rechazando la asociación simplista -pero muy arraigada en la mente de muchos- entre desnudez y lujuria, postula la posibilidad de una desnudez casta. Y concluye:
        "L’ostilità cristiana nei confronti del corpo rimane a tutt'oggi una dolorosa realtà, per cui anche la nudità ragionevole incontra ostacoli prima di essere accettata e approvata nella vita e nella prassi educativa. Tuttavia, le nuove riflessioni etiche debitamente compresse, porteranno a novità positive nella vita dei credenti, finalmente liberi da tabù oppressivi e nel contempo più fedeli allo spirito del Vangelo. Fare del nudo un tabù significa, infatti, propagandarlo e incentivarlo, dando così ragione a chi lo esibisce con malizia e per scopi inconfessabili".  

                        4

   En el blog "Principios de Moral Católica" que mantiene el Padre Luis Eduardo Ayala Falla (http://ambulemusinluminedei.blogspot.com/), puede leerse lo siguiente:
         "El desnudo. Es el estadio primario del cuerpo humano, sin significado propio, ya que es en función del contexto como el desnudo toma valor.
        Una persona normal no debe turbarse ante la vista de un compañero desnudo del mismo sexo; igualmente la intimidad de la entrega en la vida matrimonial permite el desnudo mutuo como expresión de la identificación completa en el amor. Fuera de estos casos el hombre suele llegar al desnudo por alguna de las siguientes razones:
             En el caso de enfermedad (enfermo psicótico)
             Como expresión de una concepción de la vida: naturismo-nudismo
             Como un elemento más del consumismo: pornografía
             Por perversión sexual: exhibicionismo
         Desde el punto de vista histórico el nudismo ha sido más o menos aceptado y combatido según las épocas. La corriente judeo-cristiana le fue hostil, por ejemplo Adán y Eva: sienten vergüenza de su desnudez (Gén. 3:7), sin embargo los primeros cristianos realizaban el bautismo por inmersión totalmente desnudos, y los griegos y los romanos lo admitían en los estadios y baños públicos. Pablo VI manda tapar los desnudos. Creo en conclusión que la bondad o maldad de un desnudo dependerán de todo de la motivación. Que el desnudo integral no es intrínsecamente malo pero tiene el inconveniente de hacer desaparecer una barrera muy útil para el respeto mutuo. Si bien no hay que olvidar que la verdadera barrera protectora no es el vestido que esconde la desnudez, sino el respeto y la confianza. No es posible por supuesto oponer desnudez y castidad porque se puede estar desnudo y ser castos, o lo mismo estar vestido y ser lujurioso".

5





Ilustraciones:


1.-Cristo flagelado, iglesia de St. Clemens, Amrum (Alemania).     2.-Llanto sobre Cristo muerto, Rosso Fiorentino (ca. 1535).    3.-Cristo crucificado, iglesia de san Pedro Apóstol, Novés (Toledo).    4.- La FlagelaciónBiblia Holkham (ca. 1320-1330), British Library, Londres.     5.-El Santo Entierro, Códice Pray (Hungría, fines del s. XII).


Comentarios